Michele Benvenuti - 2002

La Cifra è il Tempo (estratto)

La cifra è il tempo...che trasforma e trasformando racconta...il tempo passa...quando la festa è finita, quando tutti si sono andati- per continuare da solo il suo lavoro senza fine...

Le tracce che lascia..diventano per Beta il vero soggetto della storia: Una casa in costruzione abbandonata da anni, i resti delle cartapeste di un carnevale passato, il fasto in rovina di un tendone da circo... sono le occasioni per ricercare, fra polvere e detriti, la trasfigurazione delle cose... mutamento, riciclaggio infinito: il tempo appunto.

Dietro questo processo... che trasforma una serie di elementi oggettivi in uno straordinario percorso emotivo.. c'è l'intervento della poesia... della poesia che Beta Siebel si fa consapevole veicolo disseminando il reale di 100 trappole, di mille specchi che catturino l'osservatore scatenando in lui la folla di associazioni, rimandi, ricordi, emozioni che nessun bicchiere impolverato fotografato ad esempio da me sarebbe capace di evocare.

Beta ci presta i suoi occhi, ma attraverso il mezzo della poesia, fa in modo che questi si adattino ad ognuno di noi: sue le tracce, suoi gli indizi... ma interamente nostro il sogno che ne deriva...



Fred Licht, Fondazione Peggy Guggenheim Venezia - 2007

Esposizione"Il Volto parla"di Heilfurth e Siebel a Pistoia (estratto)

Sia la fotografia sia la scultura necessitano dell'intervento attivo dell'artista. Ma una volta terminato il lavoro la scultura "è" mentre la fotografia "si sviluppa". La segreta azione della luce sulla pellicola e l'altrettanto clandestino "sviluppo" della foto nel buio del laboratorio caratterizzano la fotografia e la distinguono da ogni altra forma di immagine.

Persino la più brutale fotografia di reportage contiene un aspetto effimero, un effetto di "segue la seconda parte". Beta Siebel sfrutta la suggestione della continuità in modo eccezionalmente espressivo. Le sue fotografie abbracciano le sculture in esposizione e contrappongono la continuità, l'estensione dello spazio alla costrizione e all'immobilità delle pietre.
...Beta Siebel ...è portata a vedere l'individuo come componente di un insieme. Nelle sue fotografie spazi indefiniti, luce e direi anche la sensazione di una temperatura si interpenetrano con tratti fisionomici.


 

Massimo Durante, Università di Torino - 2007

Difficoltà della Bellezza e bellezza della Difficoltà (estratto)

Nelle foto di Beta Siebel il volto umano è accennato: non è più il tema di un ritratto, un fenomeno tra altri, ma è colto nella sua fenomenalità come ciò che appare per scomparire, sul punto di non lasciare traccia di sé come ciò che chiede di essere salvato.

 Nelle sue foto, dal volto umano spande un bisogno di consolazione. C'è una temperatura e un'ambientazione diverse nella rappresentazione del medesimo volto: il volto appare come differente, come portatore di una differenza, come se di volta in volta la foto non potesse salvare che un tratto singolo e infinitesimale. Come se ogni singolo e infinitesimale tratto dell'umano meritasse nondimeno di essere salvato. Ogni foto è un triplice ricordo: un ricordo di chi non c'è più; ricordo del gesto che ha fissato il ricordo; ricordo per chi non è ancora giunto.

È tale ultimo impalpabile ricordo che interessa Beta Siebel, quel ricordo che ha il valore di una testimonianza ed un'offerta che qualcuno forse raccoglierà. È un volto che si consegna alla speranza, alla possibilità di un nuovo venuto. Nel ciclo di foto di Beta Siebel la fragilità del volto è un altro modo di dire la bellezza della difficoltà.



Elisa Giannini - 2008

Progetto FACING (estratto)

Beta Siebel, fotografa, lavora per sovrapposizioni ad una serie come di variazioni musicali su uno stesso motivo. Il motivo è il volto di una donna, acquisito attraverso un proprio scatto (ma in qualche caso anche trovato) e riprodotto nei suoi tratti essenziali, in un rigoroso bianco e nero dove i lineamenti divengono una delicata mappa grafica.

Le variazioni si ottengono sovrapponendo (non attraverso manipolazioni digitali, bensì con il procedimento tradizionale del fotomontaggio in camera oscura) questo volto ad un'altra fotografia, scattata ad un  paesaggio o ad un dettaglio di paesaggio, come una serra, un riflesso luminoso, un pezzo di muro.

Lo stesso volto assume, grazie a queste sovrapposizioni, rarefatti ma essenziali cambiamenti. Un'espressione malinconica diviene un accenno di sorriso, o una maschera di disperazione, solo in virtù della texture che le si sovrappone e che sembra affiorare come dalla pelle.  Per esempio, nell'incontro del volto pensoso di una ragazza con le righe di pioggia sulla superficie trasparente di una serra la sua espressione si connota di uno struggimento ed una malinconia del tutto estranee a forzature espressive ma tuttavia fortemente toccanti.